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Articolo tratto da Santuccirunning

 

Perché si decide di iniziare a correre?


Leggendo un po’ in giro ed ascoltando le esperienze vissute da tanti amici podisti, mi sono reso conto che le motivazioni sono le più svariate: c’è chi corre per dimagrire, chi corre per non ingrassare - ebbene sì, sono due tipologie diverse- chi comincia per socializzare, troviamo poi lo sportivo in fasce – ma questi sono quelli che hanno sempre corso o, comunque, praticato sport- ed infine coloro che scoprono di riuscire a competere con sé stessi, con altri podisti e contro il cronometro.

Prima differenza fra chi corre per dimagrire e colui che non vuole “lievitare” è, ovviamente, il peso corporeo di partenza; ma, volendo sottilizzare, spesso chi cerca di limare i propri chili ha già deciso di alimentarsi qualitativamente e quantitativamente in maniera corretta, chi non vuole ingrassare, o continuare ad ingrassare, non ha ancora rinunciato a sontuose mangiate e bevute.

La mia esperienza compendia un po’ tutti i casi appena descritti: sportivo da sempre –calcio, calcetto, tennis, nuoto di fondo (era già presente il germe masochistico di colui che vuole faticare!), subacquea (anche professionale), infine la corsa-, agonista e competitivo anche nella vita di tutti i giorni, buona forchetta, adesso meno selvaggia e più consapevole.

Quando ripenso al giorno in cui ho cominciato a correre a 38 anni, ora ne ho 43, penso di essere partito proprio dal fondo:

zavorra di una ventina di chili in eccesso, vizio del fumo -più volte ripreso ed abbandonato, ora per sempre-, recente intervento al menisco mediale sinistro…

Chi mi ha dato la spinta? 

Probabilmente è stato un attimo, quelle occasioni che passano una volta, se sei bravo e fortunato ti butti dentro, in caso contrario non ti accorgi di avere sprecato una opportunità.

Ero su un terrazzo di un ospedale, ero all’esterno, ovviamente, per fumare: da lì riuscivo a vedere nitidamente schiere di podisti palermitani sgambettare nella zona degli impianti sportivi, alle spalle una madre, reduce da un serio intervento chirurgico volto a ridurre una lesione alla base della spina dorsale, seriamente intenzionata a rimettersi in piedi a forza di terapie e sacrifici.

In quell’attimo, ricevuta una delle più belle lezioni di vita dalla voglia di “farcela” di mia madre, ho deciso di cambiare; tornando a casa, riesumo un vecchio paio di scarpette da jogging, quelle scamosciate, beige, più da passeggiata comoda che da corsa, decido di spegnere l’ultima sigaretta, penso che da quello stesso istante sono a dieta, avvio le procedure per nuotare alla piscina olimpica.

L’inizio è stato devastante, il lungomare di Mondello sembrava infinito, le vasche, appena 10 da 50 metri la prima volta, sembravano in salita (deprimente per chi in acqua aveva sostenuto allenamenti di ore ed ore…): ma ricordo che ho sempre cercato fermamente di non abbattermi e di andare avanti in un lento ma inesorabile e meraviglioso miglioramento.

Da lì in poi è venuto tutto naturale: qualcuno dopo circa un annetto di allenamenti decide di tesserarmi, le prime gare, le prime mezze, la prima maratona a Milano (all’arrivo la gioia era talmente forte da farmi piangere ridere allo stesso tempo), i primi riscontri cronometrici e, alla fine, la solita carica agonistica, quella che ti fa lottare contro i secondi: non sono certo diventato un campione, ma considerato il punto di partenza e l’età mi ritengo abbastanza soddisfatto dei miei tempi, sempre, comunque, con la voglia di andare avanti e migliorarmi.

Ma i risultati più importanti sono altri: non ho più acceso una sigaretta, anzi non mi è più venuta la voglia di farlo, imperante sensazione di benessere fisico, ho buttato giù 20 chili, possibilità di socializzare, ma soprattutto, sempre con grande umiltà, l’esempio dato a mia figlia e la voglia di raccontare la mia esperienza. 

Maurizio Fragale